Franca Rame e le altre

Cara A., giornata strana e anno strano questo 2013. Se mi segui con pazienza cercherò di esprimere un pensiero sul cordoglio e sul salutare chi raggiunge il mondo dei più, senza che abbia mai fatto parte della tua vita veramente. Ho capito che era successo qualcosa a Franca Rame dalle tendenze in twitter stamattina e questo un tempo non sarebbe stato possibile; ho scorso rapidamente la time line della mia pagina Facebook e mi sono accorta che ho cominciato a commuovermi a gennaio per la morte di Rita Levi Moltalcini,

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Rita Levi Montalicini in una delle sue eleganti pose.

poi per la scomparsa di Mariangela Melato,

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Mariangela Melato ripresa all’arrivo ad un festival a Roma

poi i giudizi contraddittori su Margaret Thatcher ed oggi per la morte di Franca Rame.

Certo la signora con la falce ha mietuto anche in campo maschile, con un senso delle pari opportunità che nessuna legge saprà mai eguagliare. A’ livella, la chiamava Totò: tutti uguali di fronte ad essa, nei rituali e nel senso dell’assenza che ogni morte lascia.  E mi scuso se qualcuno l’ho dimenticato e altri non li cito per discrezione.

Eppure di questo vorrei conversare: il senso del cordoglio che ogni scomparsa richiama e l’esercizio della memoria, nonostante i mezzi di informazione diversa. Ecco, mi ricordo di aver visto Mariangela Melato e Franca Rame a teatro; di aver visto con un certo cruccio il film su Margaret Thatcher e di aver rivisto tutte le interviste a Rita Levi Montalcini. Cercare di ricordare fa parte del cordoglio per una perdita, e quanto ciascuno di noi lascia, volente o nolente.

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Non è una fototessera, ma l’immagine della senatrice sul sito della XV legislatura

Cara Virginia, sì, ho commentato anch’io, qua in ufficio, quante ne sono morte quest’anno, di donne degne di memoria. Mi son detta sarà anche l’età, quelli che ci ricordiamo di aver ascoltato, visto o ammirato ed erano più grandi di noi, ora sono più vecchi di noi, o sono diventati troppo vecchi per essere ancora tra noi. E il ricordo, per quanto Julian Barnes nel meraviglioso libro Il senso di una fine ci faccia riflettere sul fatto che è sostanzialmente inventato (una selezione di frammenti riassemblata per avere un senso), il ricordo è quello che ci resta. Ma è tanto: lo si può condividere anche senza social network, lo si può trascrivere, lo si può raccontare. Di queste donne poi ci restano anche le opere: nell’era della riproducibilità dell’opera d’arte, l’accesso al lascito di chi se ne è andato è diffuso e benvenuto.

Sad Antonia

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